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Parole in trincea

Non esistono guerre giuste

Era questo ci chiedeva la Patria?
Era questo cimitero.
Era questa landa infinita di croci
che avevano significato le parole:
patria
onore
fervida gioventù

Una donna, una partigiana ricostruisce in un grande viaggio della memoria la storia della sua famiglia, sconvolta all’inizio del secolo dalla Prima Guerra Mondiale. I protagonisti di quotidiane storie di resistenza all’inizio del secolo tornano a noi, come in una piccola antologia di Spoon River.

Il Bepo, l’Alessandro, la Sandra, l’Angelina, Natale, Tullio, Nimis, compongono il quadro corale di una vicenda familiare comune a tanti, in cui tutto fu sacrificato alla decisione interventista di pochi.

Come può, la forza morale della storia delle nostre nonne e dei nostri nonni, aiutarci oggi a ricostruire un orizzonte di solidarietà, di uguaglianza e di giustizia sociale nel nostro paese ?

Qual è il futuro dei diritti sociali e civili, se non ne cogliamo il valore universale?

Un viaggio nella memoria della guerra per non dimenticare una tragedia umana compiuta in nome della retorica nazionalista, che ha cancellato un’intera generazione.

Un invito a leggere i segni pericolosi del populismo contemporaneo e per volgerci idealmente e praticamente verso una prospettiva più umana d’inclusione e fratellanza.

Note di regia

Gli attori prendono per mano il pubblico e lo portano con loro attraverso le tappe di una storia familiare che può essere stata comune a tanti. La scena è riempita esclusivamente da una fila di canne di bamboo. Lo spazio si trasforma, insieme ai corpi degli attori, attraverso lo spostamento
delle canne sulla scena. Siamo in una baracca al fronte, in un campo, in una grande famiglia. Siamo in un esercito decimato, in una landa di corpi morti, in una casa calda. Le storie si susseguono una dopo l’altra in una grande narrazione collettiva, come perle di una collana che arriva fino a noi. I
personaggi ci invitano a partecipare con empatia alle loro vicende: alla felicità di un’innamoramento, alla disperazione di una morte ingiusta, al vuoto per la perdita di un figlio, alla gioia della scoperta di un’amicizia. Le storie dei nostri nonni diventano per un attimo le nostre storie. Il tempo si annulla e ci permette di fare esperienza emotiva di qualcosa che non abbiamo
vissuto personalmente, ma che vive nella nostra memoria collettiva.

Lo spettacolo prende spunto dai fatti reali legati alla Prima Guerra Mondiale, per arrivare ad un ragionamento più ampio sul senso contemporaneo del concetto di PATRIA e di FRONTIERA, di GUERRA e di PACIFISMO e CITTADINANZA ATTIVA e RESISTENZA.

“A cent’anni di distanza dalla fine della Prima Guerra Mondiale,
forte è il richiamo alle commemorazioni,
a ricordare in forma solenne, a celebrare funzioni.
Luna e Gnac, come loro solito, vanno oltre: rendono viva la memoria,
la toccano e la fanno toccare con mano,
te la portano così vicino che se proprio non ci credi puoi infilarle la mano nel costato.
Ieri alla prima di “Parole in trincea” abbiamo assistito a una rappresentazione
profondamente toccante. Vera. Nuda e cruda. Tenuta insieme e abbracciata dalla
bellezza dell’arte che ti fa amare e assimilare anche i racconti più duri.”

Elena Elle Comana- A spasso tra le pagine

  • con: Michele Eynard e Federica Molteni
  • drammaturgia: Carmen Pellegrinelli
  • regia: Carmen Pellegrinelli
  • durata: 1 ora
  • età: dai 12 anni e per un pubblico adulto
  • produzione: Luna e GNAC Teatro- Residenza Initinere

Realizzato con il sostegno del Comune di Boltiere- Assessorato
alla Cultura

  • Consulenza storia e materiali di archivio a cura di Rinaldo
    Gabrielli
  • Contatti: www.lunaegnac.com- info@lunaegnac.com
    Mobile: + 39. 328 9079108 ( Federica Molteni)
Scheda artistica
Scheda tecnica